Olivetti. Il negozio più bello del mondo.
Può un negozio esser definito il più bello del mondo? La risposta è affermativa se parliamo del mitico store Olivetti sulla Quinta Strada di New York City.
Storia.
Adriano Olivetti commissionò nel 1953 l’allestimento del negozio al n° 584 della Fifth Avenue allo studio milanese BBPR (Ernesto Rogers, Enrico Peressutti e Lodovico Barbiano di Belgiojoso) e allo sculture Costantino Nivola.
Lo schema costruttivo era quello impostato per i negozi Olivetti più importanti, all’interno la superficie era distribuita su tre piani: la parte espositiva a livello strada, un piano interrato dedicato a magazzino e a sala di prova delle macchine, e un mezzanino o primo piano per gli uffici e corsi di dattilografia.
Il negozio di New York, inaugurato nel 1954, si presentava all’esterno con una grandissima porta d’ingresso in legno di noce italiano ricavata in una parete vetrata. Una delle due vetrine era stata arretrata per consentire il posizionamento di un piedistallo in marmo verde, estratto dalla cava di Runaz, in provincia di Aosta, sulla cui sommità poggiava una macchina da scrivere Lettera 22. I passanti potevano ammirarla ma anche provarla per scriverci un messaggio da lasciare lì o da portare a casa.
All’interno i prodotti Olivetti venivano esposti sopra ad un tavolo a mezzaluna in marmo rosa di Candoglia (noto per essere stato adoperato nel duomo di Milano), altri invece posti su piedistalli che emergevano, come stalattiti, dal pavimento ad andamento ondoso in marmo malachite verde screziato.
Dal soffitto blu, come contrapposte stalattiti, pendevano delle meravigliose lampade in vetro soffiato a strisce orizzontali blu, disegnate da Fulvio Bianconi per la nota azienda muranese Venini. Su tutto dominava una grande ruota verticale di ferro, che serviva a portar su i prodotti Olivetti dal seminterrato.
In fondo al locale vi era posta una scala con gradini, sempre in marmo rosa di Candoglia, e parapetti in lamiera nera che portavano al mezzanino degli uffici. Sulla grande parete del lato sinistro dell’ingresso era posizionato il meraviglioso bassorilievo lungo 23 metri e alto 4,5 di Costantino Nivola, il noto artista sardo che Adriano Olivetti conosceva bene in quanto era stato, prima della guerra, direttore dell’ufficio grafico della Olivetti.
Il bassorilievo fu realizzato con una tecnica inventata dall’artista, il sandcasting (scultura in gesso modellata nella matrice di sabbia), e rappresenta una serie di divinità semiastratte che accolgono il visitatore con gesti di benvenuto. L’opera di Nicola si stagliava dal pavimento verde mare e dal soffitto blu cielo per mezzo di una riga di luce. Questo “muro di sabbia”, con la sua superficie granulosa che ricordava la spiaggia, contribuiva ad evocare l’immagine della natura mediterranea e apportava leggerezza visiva all’interno del negozio.
Il negozio Olivetti sulla Quinta è il punto zero dello store moderno, un concetto artistico così elevato per l’eccezionale qualità dei materiali e della purezza di design, preso da esempio da Steve Jobs per costruire il concept dell’Apple Store.
Curiosità.
Fu proprio giocando con i figli, Claire e Pietro, sulla spiaggia di Long Island, che Nivola elaborò l’inedito processo tecnico, denominato “sand-casting” e basato sul colare il gesso o cemento su una matrice sabbiosa precedentemente modellata in negativo.
Nel settembre del 1954 la rivista Domus scrive che il negozio Olivetti “è una invenzione, è pieno di inediti e di valori poetici”.
Il negozio oggi non esiste più, è stato chiuso nel 1969. Il bassorilievo di Nicola è stato invece smontato e oggi è esposto allo Science Center dell’Università di Harvard.
“Vetrine, storia del Negozio” di Mario Managó Pini
©Copyright testo Mario Managó Pini. 2023.
Photo: Pintarest